Legge e promessa

“La Legge dei Rovers è la stessa degli Scouts nella lettera e nello spirito, ma deve essere considerata da un diverso punto di vista che è quello dell’uomo. In entrambi i casi il principio fondamentale della Legge Scout esclude risolutamente l’egoismo e spalanca la porta alla buona volontà ed al servizio verso il prossimo”
(B.P. La strada verso il successo, p. 210)

“Come Rover dovrai ricordare che, varcando le soglie dell’adolescenza verso la virilità, avrai superato lo stadio in cui si impara ad osservare la Legge Scout ma che ormai dovrai applicarla praticamente usandola come guida alla tua condotta nella vita. Per di più sei ora in situazione di responsabilità tale da dare l’esempio agli altri, esempio che potrà condurre verso il bene e verso il male, a quanto a fondo tu mantieni la Promessa che hai fatto sul tuo onore, come Rover, di offrire agli altri buona volontà ed aiuto”
(B.P. La strada verso il successo, p. 241)

Ciò che differenzia la Compagnia rispetto ad altre forme di aggregazione di giovani è la centralità della Legge, accettata e fatta propria dal singolo e dal gruppo come stile di vita, cammino da seguire come individui e come comunità. La scelta di un “senso del dovere” è in questo modo una precisa manifestazione di libertà.

“Sei stato educato a scuola in una classe e non eri che una pecora del gregge. Ti hanno insegnato gli elementi generali del sapere e ti è stato insegnato “come imparare”. Ora spetta a te come individuo di andare avanti e di imparare da solo quelle cose che daranno più forza al tuo carattere e ti permetteranno di riuscire nella vita facendo di te un uomo.”
(B.P. La strada verso il successo, p. 229)

Il sistema Legge-Promessa fornisce la base e l’energia per attivare un sistema di co-responsabilità. B.P. chiama autoeducazione questa co-responsabilità e spiega che il compito educativo del Capo consiste nello “spingere il ragazzo ad apprendere da sé, di sua spontanea volontà, ciò che gli serve per formarsi un carattere forte”.
(B.P. Il libro dei capi, p. 66)

In questa linea B.P. invita chiaramente il Rover che affronta la vita a “guidare da solo la sua canoa” e a non essere “una pecora del gregge”. Questa visione di autoeducazione è, quindi, ben lontana dall’idea che il Rover sia l’unico protagonista della propria crescita e che il Capo debba limitarsi solo a fornirgli mezzi ed occasioni di scelta. Non è pensabile infatti che il Rover si formi le sue idee e scelga autonomamente semplicemente paragonando tra loro tutte le posizioni esistenti e limitandosi a valutare i pro e i contro. In questo modo si presupporrebbe un individuo sradicato dall’appartenenza alla sua tradizione, un individuo reso “tabula rasa” e spogliato, quindi, della sua identità. Se Così fosse, questo vorrebbe dire che ha già subito una violenza. Il Rover ha diritto ad essere aiutato, senza imposizioni arbitrarie ma anche senza essere abbandonato alla propria istintività, ad acquisire una volontà libera e consapevole di realizzare il compito della sua vita. Educare è introdurre alla realtà, formando personalità che sappiano ascoltare e comprendere. Questa è condizione necessaria per la formazione della maturità e della adeguatezza del giudizio. Compito fondamentale del Capo Clan è quindi educare il Rover a ciò, indirizzandolo a fargli realizzare se stesso, sviluppandone le qualità migliori senza tuttavia forzarne la personalità e aiutandolo a scoprire e a realizzare il disegno formulato da Dio nei suoi confronti. Inoltre la formazione personale nel Roverismo non è di tipo individualistico, rivolta esclusivamente al proprio io, bensì ha la caratteristica della ricerca del proprio arricchimento morale, intellettuale e fisico, nella costante tensione a fare qualcosa per il proprio prossimo.

 

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